Una Regione ricca di contraddizioni, in cui a pagare sono sempre i soliti lsu/lpu
Una Regione ricca di contraddizioni,
in cui a pagare sono sempre i soliti lsu/lpu
In questi giorni, tra l’incertezza sulle sorti della Giunta regionale, si sta affrontando la discussione sul futuro degli enti strumentali della Regione, esigenza questa sentita da più parti e sollecitata anche dalla Corte dei Conti che, nell’analisi sul funzionamento di detti enti, ne denuncia una assoluta mancanza di efficienza. Se ciò è vero, che senso ha allora affrontare la discussione sulla riforma degli enti strumentali in una seduta di giunta in cui mancherà proprio l’assessore a cui è stato affidato incarico di occuparsi di dette riforme?
Come RdB/CUB non ci interessa, in questo momento, esprimere giudizi in merito al fatto se questi enti debbano esistere o meno, tuttavia è necessario rilevare un’altra contraddizione: se sono vere le intenzioni di riordino degli Enti strumentali della Regione, ha senso bandire dei pubblici concorsi all’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) per l’assunzione a tempo indeterminato di varie figure professionali?
Il punto, però sul quale, a nostro avviso, occorre fare chiarezza fino in fondo, è il fatto che l’indizione di questi concorsi va contro lo spirito della legge regionale n. 20 del 2003, che si poneva l’obiettivo di giungere alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità entro il 2007 e, al tal fine, stabiliva una riserva del 30% dei posti per i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità per le assunzioni negli Enti strumentali della Regione.
Non bastasse quanto detto dalla legge sopra citata, il principio viene ribadito anche nell’art. 26 della legge regionale n. 7 agosto 2006, in cui “… si vieta l’assunzione di personale a qualsiasi titolo negli enti sub regionali, e per casi eccezionali [bisogna] attingere dai bacini lsu/lpu”.
Tutto chiaro, dunque, nessun dubbio, non si può assumere, ma se lo si fa, si devono stabilizzare i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità; e invece, puntualmente appaiono bandi di concorso come quello all’Arpacal o quello per “… l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di due dirigenti e di un geometra presso il Consorzio per lo sviluppo industriale di Lamezia Terme”: e la riserva di posti del 30% e il divieto di assunzione se non lpu e lsu?
Nessun concorso finora indetto, neanche quelli banditi dalla Regione, in un primo tempo sotto la giunta Chiaravalloti, e “ribanditi“ poi, per presunti vizi di forma, dalla giunta Loiero subito dopo il suo insediamento, ha mai tenuto conto di questa riserva.
Questo è inammissibile!
La cosa paradossale è che la nostra Regione da una parte tiene in piedi una commissione per l’emersione del lavoro nero, dall’altra poi mantiene, da più di 10 anni, migliaia di lavoratori in una situazione di precarietà, senza le minime garanzie previdenziali e assistenziali, attuando, così di fatto, una vero e proprio lavoro in nero per conto dello Stato!
Le RdB/CUB queste contraddizioni, che sicuramente fanno comodo a molti, sindacati confederali inclusi, le stanno denunciando da tempo, perché riteniamo che sia davvero una vergogna che i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, vengano presi costantemente in giro da false promesse, fatte spesso in prossimità di scadenze elettorali e da leggi che vengono puntualmente disattese: non c’è cosa più grave che il prendersi gioco delle persone più deboli, quali in questa circostanza sono gli lsu e gli lpu.
Per questi motivi, le RdB/CUB ribadiscono con forza che è arrivato il momento di dare certezze a questi lavoratori che da dieci anni vivono una vita fatta di precarietà e che, di conseguenza, non possono nemmeno pianificare il futuro familiare.
Ma tutto ciò rappresenta anche una grave mancanza di rispetto nei confronti degli elettori che hanno dato fiducia a Loiero e alla sua squadra e che speravano che finalmente le cose potessero cambiare.
Vogliamo ricordare, infine, che in questi ultimi mesi, al centro del dibattito nella nostra regione, c’è il tema della legalità: le RdB/CUB ricordano che la lotta alla mafia non è uno slogan vuoto, ma che il ripristino della legalità passa anche e soprattutto attraverso il rispetto della legge: se in Calabria la legge non riesce a rispettarla nemmeno chi la emette, la situazione allora diventa davvero senza via di uscita.