Tantissimi i precari alla manifestazione nazionale del 23 ottobre u.s. dietro Beata Assunta tutte le facce della precarietà

Nazionale -

 CENTINAIA DI MIGLIAIA IN PIAZZA PER LO SCIOPERO GENERALE DEL PATTO DI BASE

 Sono centinaia di migliaia i lavoratori che questa mattina hanno manifestato in tutto il Paese con il Patto di Base in occasione dello sciopero generale nazionale di 24 ore proclamato RdB, SdL Intercategoriale e Confederazione Cobas.

150.000 a Roma per la manifestazione nazionale, dove hanno sfilato in corteo da Piazza della Repubblica a San Giovanni i tanti protagonisti delle lotte in corso in tutti i settori del mondo del lavoro: dalle fabbriche mobilitate contro la chiusura, ai dipendenti pubblici contro il decreto Brunetta, dai lavoratori della scuola che contrastano la distruzione dell’istruzione pubblica, ai lavoratori dei trasporti ai tanti precari che, nonostante Tremonti ed ormai immunizzati agli annunci, sono scesi in piazza sotto l’ala protettrice della Beata Assunta per rivendicare lavoro vero e reddito per tutti/e.

 Il corteo è stato aperto dallo striscione unitario del Patto di Base: UNIFICARE LE LOTTE PER NON PAGARE LA CRISI. In testa una “Banda Bassotti”, con tanto di mascherina e refurtiva:  Brunetta, Tremonti, Confindustria e Cgil Cisl Uil che portano via nel sacco Salari, Diritti, Dignità e Democrazia. Tanti gli scudi di cartone, con sopra il volto del Ministro del Tesoro e la scritta “Scudo fiscale = condono agli evasori e più tasse ai lavoratori”.

 Impedita di fatto la partecipazione al corteo dei lavoratori del trasporto aereo i quali, a causa dell’ennesimo intervento da parte del Ministro dei Trasporti che ha ristretto lo sciopero a sole 4 ore (12.00/16.00), hanno organizzato un presidio a Fiumicino.

 In base alle prime stime, sono circa due milioni i lavoratori che oggi hanno incrociato le braccia. Molte le scuole e gli uffici pubblici rimasti chiusi. Pesanti i disagi nei trasporti, nonostante il naufragato tentativo di Matteoli di impedire lo sciopero nel settore.

 “Il nostro sciopero rappresenta l’unica concreta risposta di massa in grado di rompere la solitudine operaia"

rassegna stampa immagini e video su:

 

nazionale.rdbcub.it/index.php

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PROSEGUE ORMAI SENZA SOSTA L’ATTACCO AL LAVORO PUBBLICO e, attraverso questo, alla Pubblica Amministrazione e quindi allo stato sociale. Piani industriali, leggi, decreti... uniti al tam-tam mediatico sulla fannulloneria dei dipendenti pubblici, vogliono trasformare la macchina pubblica in una sorta di residuato bellico sempre più svuotato di funzioni e di ruolo. Al pubblico si sostituisce il privato che, con mani avide, attraverso le privatizzazioni e le esternalizzazioni, si affretta a sostituire lo Stato, speculando su diritti che dovrebbero essere costituzionalmente garantiti. Sanità, scuola, previdenza... diventano i terreni dove il pubblico arretra sempre più per lasciare campo libero al profitto che non si coniuga con la necessità di garantire servizi adeguati a tutti. Il pretesto sembra essere quello di colpire il dipendente pubblico nulla- facente, in realtà con questa operazione, il Governo intende raggiungere un duplice scopo. Da un lato creare un clima in cui lo smantellamento della P. A. passi sotto silenzio, o meglio, venga sostenuto da larghi strati della popolazione; dall’altro attingere al “tesoretto” rappresentato dalla Pubblica Amministrazione per coprire i costi di una crisi che, dopo i finanziamenti statali alle banche e alle grandi imprese, da finanziaria si è trasformata in crisi economica e quindi sociale. Ecco spiegati il taglio ai salari attraverso il taglio degli incentivi ed il blocco dei contratti di lavoro, il blocco delle assunzioni, il taglio agli organici, lo smembramento di interi pezzi del settore pubblico, l’aumento dell’età pensionabile alle donne, il licenziamento di centinaia di migliaia di lavoratori precari che hanno contribuito al funzionamento della P. A. a fronte di un ventennale blocco delle assunzioni.

 

DECRETO BRUNETTA E DEVASTAZIONE DEL PUBBLICO IMPIEGO

Se qualcuno sperava che fosse sparito dall’agenda di Governo, si sbagliava di grosso. Nel silenzio più assoluto di Cgil, Cisl eUil, che già si erano adoperati nel 2007 per la stesura del famigerato memorandum, il decreto è ormai in dirittura di arrivo per attuare, la riforma della Pubblica Amministrazione. Una vera e propria rivoluzione, come è stata definita dallo stesso ministro, che introduce pesanti ripercussioni nel mondo del lavoro pubblico. Meritocrazia direttamente collegata agli incentivi ed alla carriera, inasprimento del codice disciplinare con possibilità di licenziamento dopo un biennio di valutazione negativa, blocco delle progressioni di carriera. Una dirigenza relegata a ruolo di guardiano dei dipendenti con potere decisionale su salario e passaggi di livello del personale. Inoltre alle RSU, per il cui rinnovo si dovrebbe votare l’anno prossimo, il decreto Brunetta sottrae materie importanti di contrattazione come l’organizzazione del lavoro. Altra perla è la definizione del nuovo assetto dei comparti che si ridurranno drasticamente con l’accorpamento di interi “pezzi” del pubblico impiego in maniera del tutto funzionale ad un modello che ha i tra i suoi pilastri federalismo da un lato e monopolio di Cgil, Cisl e Uil dall’altro.

 

LE CONDIZIONI DI LAVORO DEI DIPENDENTI PUBBLICI

Oggi ci troviamo di fronte ad una Pubblica Amministrazione dove il personale, per effetto del blocco del turn-over e per effetto dei tagli agli organici, è sempre meno. Invece del dipendente fannullone tanto caro ad una stampa superficiale ed asservita, ci troviamo di fronte a lavoratori quotidianamente alle prese con un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, con un’ organizzazione del lavoro praticamente inesistente, con una dirigenza lottizzata, politicamente e sindacalmente, incapace di svolgere adeguatamente il suo ruolo. I tagli operati alla spesa pubblica oltre ad incidere direttamente sui salari, ricadono inevitabilmente sul servizio reso all’utenza: vengono fatti mancare i soldi non solo per gli strumenti di diagnostica indispensabili al servizio sanitario ma persino per le cose più banali ma indispensabili allo svolgimento delle funzioni basilari dell’amministrazione pubblica, come computer, carta, fotocopiatrici... Anche le risorse che dovrebbero essere destinate alla messa in sicurezza dei posti di lavoro vengono drasticamente ridotte, in attesa dell’ennesima tragedia con cui riempire per giorni le prime pagine dei giornali... Lo smantellamento della Pubblica Amministrazione ricade pesantemente sui precari, una volta definiti “garantiti”, e che oggi sono oggetto di processi di espulsione di massa. Emblematico il caso della scuola con 187.000 licenziamenti, ma che ritroviamo anche in altri settori del pubblico impiego. L’esternalizzazione di interi pezzi di servizio pubblico ha prodotto uno stuolo di lavoratori interinali, a progetto, soci di cooperative... che vivono costantemente sotto ricatto. La salvaguardia del livello occupazionale non è quasi mai prevista dai contratti di riferimento ed inevitabilmente questi lavoratori ad ogni cambio di appalto rischiano il posto di lavoro, con buona pace della professionalità acquisita in tanti anni e dello spreco di denaro pubblico letteralmente regalato ai privati. Un fenomeno che non è confinato al mondo dei lavoratori precari e che rappresenta l’anteprima del modello di una nuova società che ci stanno preparando.


IN QUESTO CONTESTO LO SCIOPERO RIMANE UNO STRUMENTO IRRINUNCIABILE DI LOTTA, UNA LOTTA CHE NON PUÒ ESSERE DELEGATA AD ALTRI

 

SOLO OPPONENDO UNA FORTE RESISTENZA SI POSSONO SCARDINARE I MECCANISMI DI COSTRUZIONE DI UN MODELLO DI SOCIETÀ CHE NON APPARTIENE AI LAVORATORI.SALARIO, DIRITTI, DIGNITÀ:DIFENDIAMOLI CON LO SCIOPERO!MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMACORTEO h 10.00 DA P.ZZA DELLA REPUBBLICA

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Cub, Cobas e SdL hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore di tutti i lavoratori pubblici e privati per il 23 ottobre. Le organizzazioni di base ritengono indispensabile una forte risposta alla valanga di licenziamenti in corso,  ai massicci tagli alla scuola pubblica con l'espulsione in massa dei precari, alla chiusura di aziende, alla ipotesi di gabbie salariali e all’attacco al contratto nazionale che, nella ritrovata unità dei sindacati concertativi, lascia solo il sindacalismo di base a difenderne il carattere unitario e solidaristico; al tentativo in corso di rendere i lavoratori subordinati ai destini delle aziende, alla xenofobia  e al razzismo che il governo sta spargendo a piene mani.

 
Generalizzare ed unificare le lotte in corso nella scuola, nelle fabbriche, nelle aziende e negli uffici, sono quindi gli obbiettivi immediati dello sciopero generale che si preannuncia già grande e partecipato.

 La articolata piattaforma dello sciopero rappresenta un ampio ed esauriente programma sul quale costruire mobilitazione, lotta, organizzazione e consenso, fornendo un alternativo e concreto strumento in mano ai lavoratori/trici, richiedendo il blocco dei licenziamenti e la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario; aumenti consistenti di salari e pensioni, introduzione di un reddito minimo garantito per tutti/e; aggancio dei salari e pensioni al reale costo della vita; cassa integrazione almeno all'80% del salario e reddito per i lavoratori '' atipici'', con mantenimento del permesso di soggiorno per gli immigrati/e; abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza; sostegno delle energie rinnovabili, del risparmio  energetico, del riassetto idrogeologico e contro il nucleare, la privatizzazione dell'acqua e l'incenerimento dei rifiuti;messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, delle scuole, dei trasporti, rifiutando la riduzione delle sanzioni per chi causa morti del lavoro, gravi infortuni, malattie professionali; contro i tagli di posti, classi e orari nella scuola pubblica e contro la legge Aprea; assunzione a tempo indeterminato dei precari e reinternalizzazione dei servizi;investimenti in un milione di alloggi popolari, tramite utilizzo di case sfitte e ristrutturazione e requisizioni del patrimonio immobiliare, blocco degli sfratti, canone sociale per i bassi redditi; diritto di uscita immediata per gli iscritti/e ai fondi-pensione chiusi; contro l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici della P.A.; ritiro della riforma Brunetta; difesa del diritto di sciopero; fine del monopolio oligarchico di Cgil-Cisl-Uil sulla rappresentanza e i diritti sindacali, contro la pretesa padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare; pari diritti per tutte le organizzazioni dei lavoratori, rappresentanza elettiva democratica sui posti di lavoro e a livello regionale/nazionale.

 

Confederazione Cobas          Piero Bernocchi info 0670452452

SdL intercategoriale              Fabrizio Tomaselli info 0659640004