Precariato, la Pubblica Amministrazione calabrese ha bisogno di lavoro vero e dignitoso: il resto alimenta illusioni e produce sfruttamento
Abbiamo aspettato di leggere la stesura ufficiale pubblicata sul Burc della legge n.6, perché non riuscivamo a credere alle nostre orecchie nel sentire le dichiarazioni dopo la sua approvazione in Consiglio regionale, all’unanimità, nella seduta del 20 febbraio scorso. E purtroppo abbiamo avuto conferma di come rappresenti l’ennesima presa in giro non solo per i diversi precari della nostra regione, da tempo ormai ai margini del mondo del lavoro, ma anche per quelli della legge regionale 12/2014, che ne rappresentano un numero abbastanza esiguo, appena 208. Le attese erano ben altre per come strombazzato dagli illusionisti delle istituzioni calabresi, ma alla fine la montagna ha partorito il topolino.
Sono state le parole del presidente Occhiuto a farci saltare dalla sedia: “Ho detto che non si alimentassero illusioni, ho chiesto che nella legge si specificasse che non si farà nessuna stabilizzazione e che i rapporti di lavoro previsti si estinguano con la fine di questi programmi”.
Ecco quindi una legge che era stata annunciata finalizzata alla stabilizzazione di parte dei precari, che però non prevede alcuna stabilizzazione, nemmeno per i 208 precari della L.R. 12 /2014, per non creare illusioni, che termineranno la loro opera di “affiancamento nell’attuazione del PNRR e dei fondi SIE (Fondi Strutturali di Investimento Europei) alla fine dei dodici mesi”.
Tutti lo dicono e tutti ne sono ben consapevoli: la Pubblica Amministrazione in Calabria si regge sul lavoro precario. Lo puoi chiamare Lsu, Lpu, legge X o tirocinanti. Cambiano i diritti, cambiano gli emolumenti, cambia la forma, ma quel che non cambiano sono sfruttamento e incertezza totale.
E questi lavoratori aspettano risposte, che non sarebbe neanche tanto difficile immaginare se solo si guardasse all’enorme fame di lavoratori della PA. Lavoratori che, a dispetto della vulgata che li ritrae come fannulloni e che ha contribuito a svuotare gli organici pubblici a favore di costose quanto improduttive esternalizzazioni, sono necessari per garantire servizi primari alle comunità.
Parlare di stabilizzazioni, così come di nuove assunzioni, non significa quindi creare illusioni ma dare risposte ai territori, sempre più privati di servizi.
Non vorremmo quindi che il concetto di prosciugare il bacino dei precari significhi proprio togliere loro ogni illusione, ogni speranza, ricacciandoli nell’alveo del mondo privato da cui molti di loro già provengono. Questo significa per la politica, locale e nazionale, dare soluzione ad un problema atavico, ma chiaramente per noi, per i lavoratori, per i cittadini, non può essere questa la strada.
Sarà forse questa nostra incapacità a capire determinate logiche la causa dell’ostracismo da parte del presidente Occhiuto nei confronti della nostra organizzazione. I sindacati però non li scelgono né i padroni né la politica, ma i lavoratori che continueremo ad organizzare per rivendicare sempre più quei diritti oggi negati.
Unione Sindacale di Base Calabria