Migranti, USB: i veri “caporali hanno giacca e cravatta”

Roma -

Nelle produzioni collegate alla alta moda il sistema degli appalti e dei subappalti, è la modalità per far finta di non sapere cosa accade .

Da informazioni di stampa la conferma di ciò che USB sa e denuncia da tempo, in quanto in contatto con tanti lavoratori migranti vittime di sfruttamento e caporalato.

È uscita, su diversi organi di stampa, pochi in verità, tenendo conto l’importanza dei soggetti interessati, la notizia che molte case dell’alta moda, da Armani a Alviero Martini sono indirettamente coinvolte in casi di caporalato.

Infatti, attraverso il sistema degli appalti e dei subappalti e delle leggi che lo favoriscono, negando le responsabilità dei committenti sulle condizioni di lavoro nelle aziende subappaltanti, grandi firme della moda, ma anche grandi aziende della logistica, per non parlare delle grandi aziende agricole e soprattutto della Grande Distribuzione Organizzata, si avvantaggiano facendo grandi profitti sulle spalle dei lavoratori, ossia spremendo fino all’osso il costo del lavoro. Formalmente a loro insaputa, ma è impossibile non accorgersi che produzioni a basso costo, possono essere possibili solo con un articolato sistema di sfruttamento.

Così le borse di lusso, cinte firmate, capi griffati vengono pagate a cottimo una tomaia 1,25, una fibbia 50 centesimi, una cassa di pomodori 3 euro, e così via…. Senza contare i grandi appalti navali, dove gli operai del Bangladesh, anch’essi super sfruttati denunciano un sistema di piccole ditte in subappalto che tutti i giorni li fa entrare dentro Fincantieri, anche qui nell’assoluta indifferenza della grande azienda leader mondiale dei cantieri navali. Ma è anche un problema di sicurezza sul lavoro, nella tragedia del cantiere della Esselunga di Firenze c’erano 30 ditte in subappalto, alcuni dei lavoratori morti erano irregolari e non erano conosciuti dai titolari delle ditte, nessun controllo sulle condizioni contrattuali dei lavoratori e tantomeno sui rischi esistenti nel cantiere.

Per il profitto questo ed altro, bravi i nostri capitalisti!

Ma questo sfruttamento, questo caporalato insito nei subappalti, non è assolutamente un fenomeno proprio dell’economia informale del sud del paese, ma ha grande presenza nelle aziende del centro nord, come dimostrano alcuni dati che emergono.

La maggiore concorrenza voluta dalla UE fin dal 2011 ha generato le abominevoli leggi su appalti e subappalti che l’attuale governo sta ulteriormente sponsorizzando.

La Lombardia, con 2.276 subappalti, è la regione in cui si esercita di più il meccanismo dei subappalti, in Piemonte sono 1.201, poi c’è la Toscana con 659, il Lazio con 394, la Liguria con 374, la Puglia con 172, l’Emilia Romagna con 171 e le Marche con 165. I numeri ci dicono che principalmente al Centro nord prospera questo sistema.A seguire le altre regioni con numeri minori. Un meccanismo che viene esercitato soprattutto nel Centro-Nord.

Con il Codice 36/2023 che cambia la normativa italiana degli appalti ogni subappaltatore a sua volta può affidare "a terzi l'esecuzione di parte delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto, con organizzazione di mezzi e rischi a carico del subappaltatore".

Il Codice degli Appalti del 2016 diceva invece che, "l'esecuzione delle prestazioni affidate in subappalto non può formare oggetto di ulteriore subappalto". Ora questa norma non esiste più.

Naturalmente oltre al subappalto, c’è anche la parte di caporalato sul campo, soprattutto in agricoltura, ormai si può stimare per difetto, che almeno 600.000 lavoratori stranieri, lavorano in nero per il Made in Italy, e con il peggioramento delle leggi sull’immigrazione non è difficile pensare ad un rapido aumento del numero di lavoratori stranieri sfruttati e ricattati.

Brilla l’ipocrisia della politica, nessuna forza politica esclusa, che pur di fronte alla ormai evidenza di un sistema di sfruttamento dispiegato in tutta la penisola, si preoccupano di affrontare il problema dell’immigrazione solo da un punto di vista securitario, respingendo e non includendo, peggiorando le condizioni di vita dei migranti in Italia per renderli sempre più ricattabili, sfruttabili, mercificabili.

Ma di questa situazione generalizzata dell’illegalità nel campo lavorativo, si parla poco, anzi si riducono gli strumenti utili per debellare lo sfruttamento e si favoriscono contratti che aumentano i tempi di lavoro, la precarietà, la mobilità.

Insomma un governo che per favorire i padroni si impegna molto.

USB Migranti