il 9 Ottobre a Torino contro l'attacco ai lavoratori dei padroni, con Marchionne in testa, per assestare un colpo definitivo al conflitto e ai diritti

Nazionale -

BLOCCHIAMO IL MODELLO FIAT ED IL NUOVO PATTO SOCIALE

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Respingere l’attacco squadristico

ai lavoratori e al conflitto

 

 

 

Dopo anni di provvedimenti governativi tesi a limitare sempre più il potere dei lavoratori nei luoghi di lavoro e a ridurre drasticamente i diritti conquistati dal dopoguerra ad oggi, i padroni, con Marchionne in testa, tornano all’attacco per assestare un colpo definitivo al conflitto e ai diritti dei lavoratori.

 

La vicenda Pomigliano ha fatto da apripista alla disdetta del contratto dei metalmeccanici prima e alla pretesa di cambiare definitivamente i criteri generali vigenti, già inaccettabili, su rappresentanza e diritto di sciopero poi. Ovviamente il tutto viene “condito” ideologicamente dichiarando  estinto il conflitto tra capitale e lavoro e rappresentando un mondo in cui, a causa della globalizzazione, i lavoratori e i loro sfruttatori siano sulla stessa barca e quindi non possano che remare nella stessa direzione.

 

Il carico ideologico che sta dietro queste esternazioni di Marchionne, fatte subito proprie dai complici sindacali, è evidente e i provvedimenti assunti non riguardano solo i dipendenti della sua azienda/multinazionale o solo i lavoratori del settore auto o della categoria dei metalmeccanici, ovviamente riguardano tutti e tutti sono chiamati a rispondere con forza.

 

La disdetta del contratto dei metalmeccanici vigente non è sconvolgente in se, ché anzi proprio quel contratto, già all’epoca della sua sottoscrizione da parte di tutti i sindacati concertativi della categoria, era stato pesantemente contestato nelle fabbriche, ma lo diventa nel momento in cui si vuole affermare che il contratto nazionale è carta straccia. Quello che conterà in futuro saranno gli accordi aziendali, senza regole e senza freni, dove la subordinazione del fattore lavoro al fattore capitale produrrà inevitabilmente riduzioni di manodopera, aumento della fatica e dello sfruttamento, utilizzo sfrenato delle forme precarie di lavoro, riduzione drastica del “lusso” della sicurezza, limitazioni ai più elementari diritti dei lavoratori nelle aziende.

 

L’attacco sferrato contemporaneamente da Sacconi e Marchionne al diritto di sciopero, non più solo nei settori pubblici ma anche nelle aziende private, sottende l’assioma che al centro devono tornare gli utili e i profitti dei padroni e non la tutela e la difesa dei diritti dei lavoratori e l’emancipazione della propria condizione.

 

Insomma i padroni e gli alfieri degli interessi del capitale cercano con ogni mezzo di approfittare della crisi in corso per licenziare, ristrutturare, privatizzare, spostare ulteriori fette di ricchezze dai lavoratori e le loro famiglie agli utili di impresa. Intanto aumenta la povertà anche fra coloro che pure hanno una qualche forma di reddito sempre più rapinato dagli aumenti delle tariffe pubbliche, dai mutui e dagli affitti che in molti, ogni giorno di più, non riescono a pagare.

 

Chi ritenesse quindi che un tale attacco possa essere affrontato, combattuto e vinto da una singola categoria sbaglierebbe davvero e, per  assurdo, favorirebbe l’affermarsi della separazione dei destini dei lavoratori, che è esattamente il progetto dei padroni, del governo e dei sindacati complici. Non è difendendosi da soli che si può battere un nemico attrezzato ed unito, la risposta non può che essere generale, confederale nel senso più genuino del termine, come generale e confederale deve essere l’organizzazione del mondo del lavoro.

 

Per questo il 9 ottobre andremo a Torino. Tutti, metalmeccanici e precari, lavoratori pubblici e del commercio, chimici e vigili del fuoco a dimostrare uniti per difenderci uniti. 

 

Rivolgiamo quindi un appello ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari. ai pensionati, a tutte le organizzazioni sindacali, le forze sociali e politiche, all'associazionismo ed a tutti i movimenti che operano sui territori e nel sociale che con noi condividono l’esigenza di dare una forte ed unitaria risposta all’aggressione in corso, a partecipare  alla costruzione della giornata nazionale di mobilitazione e della manifestazione a Torino del 9 Ottobre.  

 

Roma, 20 settembre 2010                                                                               Esecutivo nazionale USB

www.usb.it   usb@usb.it

SI’ AL CONFLITTO. VIA I SINDACATI COMPLICI

SABATO 9 OTTOBRE, TORINO - MANIFESTAZIONE NAZIONALE

Concentramento presso la Fiat in Corso Agnelli 200 (porta 5), ore 10.30

e corteo fino agli uffici del Lingotto

Blocchiamo il modello Fiat ed il nuovo patto sociale. Sì al conflitto, via i sindacati complici: sono queste le parole d’ordine della manifestazione nazionale indetta dalla confederazione USB (Unione Sindacale di Base) il prossimo 9 ottobre a Torino.

Numerosi pullman, soprattutto dal centro e dal nord, sono attesi per il corteo che partirà dalla sede Fiat in Corso Agnelli per raggiungere gli uffici del Lingotto, al quale parteciperanno tutti i settori del mondo del lavoro: dai metalmeccanici ai precari della scuola; dai lavoratori pubblici sotto blocco dei contratti, ai lavoratori del commercio, come pure i cassaintegrati, i licenziati, gli esternalizzati, i migranti.

“La nostra è mobilitazione di tutti, generale e confederale, perché l’attacco è contro tutti: è generale e va respinto sul piano confederale”, afferma Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo nazionale USB. “Noi non accettiamo l’idea che sia scomparso il conflitto, primo perché non è ipotizzabile che lavoratori e padroni abbiano interessi comuni, e quindi il conflitto continua ad essere lo strumento democratico di regolazione degli interessi diversi; secondo – prosegue Leonardi - perché il problema dei padroni non è il conflitto in sé, che è appunto ineliminabile, ma il ´conflitto organizzato`, cioè la funzione sindacale consolidata e conosciuta, la cui scomparsa consente ai padroni di avere mano libera”.

 “La FIOM sta difendendo se stessa, e tutt’al più la categoria - sottolinea il dirigente USB - ma non si sta assumendo la responsabilità di costruire, assieme al sindacalismo di base, l’alternativa generale e confederale a Cgil Cisl e Uil. USB ritiene invece indispensabile una risposta generale, in grado di contrastare con forza la distruzione del Contratto Collettivo Nazionale, la riscrittura delle relazioni sindacali, la cancellazione di fatto del diritto di sciopero, il nuovo patto sociale concordato fra sindacati, governo, padroni e banchieri”.

Roma, 6 ottobre 2010


Unione Sindacale di Base

00185 Roma, V.le Castro Pretorio 116 – web:

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  e-mail: usb@usb.it