i tagli della spending review nel settore degli appalti nella sanità incominciano a mietere le prime, e forse uniche, vittime: i lavoratori e gli utenti. E con la Legge di Stabilità le cose si mettono peggio per il 2013

Nazionale -

riportiamo di seguito un articolo che illustra la situazione che si sta creando nel settore degli appalti nella sanità a seguito dell'entrata in vigore della spending review. In questi giorni, anche a seguito delle disposizioni che conseguentemente stanno emanando le Regioni in materia, stanno arrivando comunicazioni di riduzioni drastiche degli orari e del personale impegnato in tali appalti che, insieme all'utenza, sta diventando la vittima dei provvedimenti di questo governo e delle politiche di tagli dallo stesso messe in atto. Politiche purtroppo confermate anche dalle bozze della Legge di stabilità che girano in questi giorni che prevedono sulo specifico:

Art. 6 Razionalizzazione e riduzione della spesa nel settore sanitario

1. Al fine di razionalizzare le risorse in ambito sanitario e di conseguire una riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi, anche al fine di garantire il rispetto degli obblighi comunitari e la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica:

a) all’articolo 15, comma 13, lettera a), del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, dopo le parole “dalla data di entrata in vigore del presente decreto” sono inserite le seguenti: “e del 10 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2013 e”;

Un ulteriore taglio dal 5% al 10% che andrà ad aggravare la situazione senza risolvere i problemi.

Articolo da :Appalti pubblici Salute 18 settembre 2012, 18:58  leggioggi.it

 Spending review nella sanità: il 5 per cento della discordia Il Ministro Passera intervenga senza ritardo per chiarire che la riduzione riguarda la “spesa aggregata”

 

Nascosta tra le numerose norme della , ovvero del decreto legge 6 luglio 2012 n. 95 (“”) convertito dalla legge 7 agosto 2012 n. 135, c’è una disposizione che in queste settimane sta rischiando di rimettere in discussione i contratti d’appalto già stipulati nel settore della sanità, rendendo impossibile in tantissimi casi proseguirne l’esecuzione.

 

Ci riferiamo all’art. 15, comma 13, lettera a), secondo cui “… ”.

 

Occorre chiarire da subito che non può che intendersi riferita alla “” dei costi e delle connesse prestazioni dei contratti posti in essere dalle amministrazioni sanitarie con i singoli fornitori; è il il parametro di riferimento per la applicazione della riduzione in parola.

 

I della norma non sono i fornitori privati, ma le pubbliche amministrazioni, alle quali il legislatore impone di adottare prassi di risparmio per contenere la spesa pubblica, attraverso la riduzione del valore di un capitolo di bilancio: quello relativo agli acquisti di beni e servizi, anche riducendo i quantitativi di beni e servizi già ordinati.

 

È questa la della norma: contenere la spesa delle amministrazioni sanitarie, tagliando del 5% i budget relativi al complesso dei contratti d’appalto di fornitura di beni e servizi.

 

Non solo.

 

La norma , in quanto impone alle amministrazioni committenti un preventivo procedimento di selezione dei contratti suscettibili di riduzione, a cui seguirà, un procedimento di rideterminazione delle prestazioni oggetto del contratto che si è scelto di ridurre, posto in essere in contraddittorio con le imprese interessate, alle quali dovrà essere comunicato l’avvio del procedimento, prima dell’adozione degli atti finali, al fine di consentire di presentare osservazioni e controdeduzioni.

 

Errano dunque le aziende sanitarie che, all’indomani dell’entrata in vigore del Decreto Legge, con un’interpretazione sbrigativa, pretendono dai propri fornitori uno del 5% sui prezzi pattuiti all’esito dell’aggiudicazione degli appalti.”