I precari e la manovra: taglio di posti di lavoro in servizi essenziali e ulteriore blocco del turn over
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16 luglio 2010 - L'Espresso
EFFETTO MANOVRAPrecari addioLavorano per lo stato: ministeri, tribunali, ospedali, forze armate, ricerca. sono un esercito di 250 mila persone con contratti atipici. che ora la finanziaria impone di dimezzare. Anche se svolgono funzioni essenzialidi Emiliano Fittipaldi
Gli "sportellisti del Viminale", li chiamano così, saranno tra i primi a fare gli scatoloni e lasciare le loro scrivanie. Per Giulio Tremonti sono dipendenti sacrificabili, un ramo secco da potare. Eppure hanno superato un concorso pubblico, sono stati assunti a tempo determinato al ministero dell'Interno e gestiscono da quasi dieci anni tutte le pratiche dell'immigrazione in Italia. Flussi, regolarizzazioni, rilascio delle carte di soggiorno: sono responsabili di uffici cruciali sparsi in tutta Italia dove si decide il destino di milioni di stranieri. Da tempo lottano e sperano che un giorno anche loro, ormai impiegati specializzati, possano vincere la battaglia della regolarizzazione. Nell'immediato, pare dovranno inventarsi un altro lavoro. Sono 650, e nonostante le proteste di questori e prefetti, dal 2011 verranno sostituiti da agenti di polizia strappati dai commissari e dalle pattuglie. Esigenze di bilancio.
Anche i giudici ordinari di tribunale, chiamati con l'acronimo gutturale G.o.t., rischiano il posto. Sono quasi 2 mila, e sono stati arruolati dallo Stato nel 1998 per smaltire l'enorme mole di arretrato dei tribunali italiani. Dovevano essere funzionari onorari "di passaggio", ma negli anni sono diventati il braccio destro dei magistrati togati, figure imprescindibili che svolgono quasi un quarto dei processi penali nazionali. Laureati in legge, quasi sempre avvocati, chiamati per titoli, non hanno un contratto e sono pagati a cottimo per ogni singolo patteggiamento, rito abbreviato o udienza (98 euro lordi circa). "Precari della giustizia", senza nessun contributo previdenziale, permesso, malattia pagata o ferie, ultimamente si sono visti pure chiedere la restituzione di migliaia di euro (a testa) per alcuni incarichi che, secondo il ministero della Giustizia, non dovevano essere pagati. Senza di loro la macchina della giustizia si blocca, ma è assai probabile che, sempre nel 2011, i tribunali da Alessandria a Trapani avranno a disposizione pochi spicci per i loro servigi. "Torneremo a fare la professione", dicono in coro.
Pochi soldi, di sicuro, avrà in cassa il ministero dell'Ambiente per riassumere i suoi dipendenti in scadenza di contratto. Nella sede centrale e nelle società partecipate i precari sono centinaia: si favoleggia pesino sul 50 per cento della forza lavoro complessiva. Sono i ricercatori dell'Ispra, quelli saliti sul tetto per difendere i loro diritti, i responsabili delle Apat, i colletti bianchi delle società in house come Sogesid. Da sempre senza tutele decenti, l'anno scorso hanno subito una specie di dumping contrattuale (finito il tempo determinato, molti sono stati riassunti come cocopro: così lo Stato ha risparmiato). Non sospettavano che con la nuova Finanziaria sarebbe andata ancora peggio: per la metà di loro questo Natale potrebbe coincidere con l'ultimo stipendio.
Perché la manovra, ancora una volta, la pagheranno loro. I più giovani e i più deboli. Se tra il 2008 e il 2010 è toccato ai colleghi delle aziende private (in due anni - dati Istat - si contano 470 mila posti di lavoro temporanei bruciati), adesso è arrivato il turno dei precari di Stato. Non solo ragazzi assunti da poco o interinali con basse qualifiche, ma uomini e donne cresciuti a pane e contrattini, personale specializzato che contribuisce a far girare la macchina pubblica del Paese. Berlusconi e Tremonti non hanno lavorato di fino, e per ridurre le spese della pubblica amministrazione hanno imposto una sforbiciata draconiana ai costi del personale: dall'anno prossimo la manovra non solo bloccherà il turn over e gli scatti di carriera, ma imporrà ad ogni ufficio della Repubblica di ridurre del 50 per cento le spese sostenute per co.co.co, collaboratori, contratti a tempo e affini.
Nessuno ha fatto una stima ufficiale di quanta gente allungherà le file davanti ai centri di collocamento. Ma leggendo le tabelle della Ragioneria generale si scopre che i precari del pubblico impiego occupati nei settori a rischio sono circa 250 mila: la metà sarà sacrificata sull'altare dei conti pubblici. A loro vanno aggiunti i lavoratori della Regione Sicilia: nell'isola sono oltre 11 mila i precari che Raffaele Lombardo sta tentando di salvare con qualche emendamento dell'ultim'ora. Il governo, in pratica, si prepara a "licenziare" una città di medie dimensioni come Bergamo e Perugia. A regime lo Stato risparmierà circa 2 miliardi l'anno. Vediamo a che prezzo.
Dalla macelleria sociale, come la definiscono i sindacati si salvano gli atipici della scuola e dell'università (che già hanno pagato con la Finanziaria varata 12 mesi fa), quelli assunti in polizia e i cosiddetti vigili precari-discontinui, ossia pompieri a tempo che coprono il buco di 3 mila unità che il Corpo si porta dietro da tempo immemore. Per loro nessuna stabilizzazione, ma almeno i part-time dovrebbero essere salvi. Al contrario per i medici e i chirurghi degli ospedali, per i consulenti degli enti pubblici, per gli scienziati, per i dipendenti di regioni, comuni e ministeri, pure per i collaboratori delle Agenzie fiscali non ci sarà scampo. La ricerca, si sa, è uno degli obiettivi preferiti delle forbici del ministro dell'Economia. "Se non passa qualche emendamento, andranno a casa tutti i vecchi precari che Prodi aveva deciso di stabilizzare con i fondi istituzionali: l'Ispra è un ente in bilico, ma ci sono anche quelli dell'Istituto di fisica nucleare, dell'Istituto nazionale di geofisica e, soprattutto, i precari del Cnr: lì rischiano in 400", spiega Claudio Argentini dell'Usi RdB Ricerca. "Anche gli studi sulle cellule staminali saranno rallentati. La desertificazione del personale durerà lustri, dal momento che nei prossimi tre anni verrà rimpiazzato solo il 20 per cento di quanti andranno in pensione". Fabio Magurano, scienziato dell'Istituto superiore di Sanità, 44 anni, è precario da tre lustri. Laureato in biologia, il primo tirocinio a 28 anni, otto anni fa il primo contratto a tempo determinato. "La Finanziaria è stata una mazzata. Eppure, credo di fare un lavoro socialmente utile. Mi occupo di prevenzione e sorveglianza delle malattie infettive: individuo i focolai di morbillo, ho isolato virus pericolosi come quello, proveniente dall'India, che si diffuse nel 2008 in Emilia Romagna". Lavori che non solo finiscono sulle più importanti riviste del mondo, come "Lancet", ma servono a ridurre i pericoli sanitari nazionali. Lo stipendio di Magurano sfiora i 1.600 euro: una quota viene pagata da fondi (a volte privati) destinati alla ricerca, un'altra da soldi del bilancio statale. "Sono quelli che vanno ridotti del 50 per cento: o mi licenziano quando scade il contratto, o devono trovare altre soluzioni per pagarmi ogni mese".
La manovra impatta come un tornado anche sui precari delle Forze armate: se le spese per gli armamenti restano intoccabili, il taglio del 10 per cento del bilancio comminato a tutti i ministeri lo pagheranno i militari (attraverso il blocco degli stipendi), i giovani precari e i volontari in ferma breve, che temono di vedersi negata la riconferma del loro posto di lavoro. Soldati che fanno la guerra in Afghanistan e operazioni di peacekeeping in zone calde del mondo. Ma il massacro dei cococo metterà in ginocchio, soprattutto, il servizio sanitario nazionale. Gli atipici che lavorano nei nosocomi italiani (dati aggiornati al 2008) sono ben 60 mila. Le Asl non potranno riassumere la metà di loro: se qualcuno già ipotizza la chiusura di alcuni reparti del Policlinico di Roma (pediatria e radiologia), del Cardarelli di Napoli e grandi disagi al Rizzoli di Bologna, altri temono la chiusura di molti piccoli ospedali di provincia. Il ministro della Salute Fabrizio Fazio non è stato rassicurante: "Puntiamo a confermare almeno il 50 per cento dei precari". Gli altri si arrangino. Patrizia Bocciarelli, 46 anni, è un neurologo della Croce Rossa: "I problemi non sono solo al 118. Io lavoro a tempo determinato da 12 anni, e alla Cri ho fondato un Centro di rieducazione motoria. Riabilitiamo malati di Parkinson e ragazzi disabili. Non ci crederà, ma tutta l'équipe è precaria: medici, psicologi, logopedisti, assistenti sociali, gente che lavora e dà un un servizio fondamentale. Abbiamo lottato con le unghie e con i denti per mettere insieme la squadra e le strutture, sarebbe un peccato mortale chiudere baracca e burattini proprio ora che tutto funziona".
A spasso finiranno anche i lavoratori a tempo degli enti considerati "inutili" destinati a essere accorpati e scomparire: gli economisti dell'Isae, i dipendenti cococo dell'Istituto per la sicurezza sul lavoro. Vincenzo Di Biasi, della Cgil Funzione pubblica, è preoccupato: "Nelle Regioni e nei Comuni i precari che saranno licenziati sono circa 30 mila: si occupano di servizi di pulizia, di ambiente, hanno responsabilità in settori chiave come i trasporti pubblici, persino incarichi nella gestione del bilancio. Pure alla presidenza del Consiglio, almeno fino al 2008, si contavano 13 dipendenti a tempo determinato in servizio". Non si conoscono, per ora, neppure i criteri con cui verranno effettuati le selezioni. "Chi sarà salvato e chi sarà scaraventato all'inferno? Bella domanda, nessuno lo sa".
Altro focolaio di atipici e lavoratori somministrati è la scuola. Sono oltre 200 mila i supplenti, che, sulla carta, dovrebbero essere al riparo dalla bufera: il governo ha promesso di non toccare il monte stipendi del settore. In realtà asili e scuole materne dei Comuni potrebbero essere ancora terra di falcidie, perché gli enti locali - che vedranno crollare i trasferimenti statali - dovranno ancora una volta stringere la cinghia. "Solo a Roma per gli asili", spiega Caterina Fida dell'Usb, "ci sono 1.200 precari "privilegiati", e altri 3 mila maestri con contratti "estremi", caratterizzati da chiamate anche di tre ore". In gergo li chiamano "tappabuchi". Scorie del mondo del lavoro, spesso diplomati e con anni di esperienza, hanno il delicato compito di crescere i bambini italiani per sette ore al giorno. Cinzia Conti, romana, era una delle insegnanti "privilegiate", per anni ha ottenuto contratti abbastanza lunghi. "Poi, nel 2006, in epoca Veltroni, mi sono ritrovata con contratti giornalieri part-time a chiamata". Una specie di precarizzazione del precario. Dopodomani alla Conti scade il contratto, e a settembre potrebbe suo malgrado dover allungare le vacanze estive. Una discesa all'inferno, per chi ha quasi 40 anni e due bimbi: "Mi dispiace anche per i figli degli altri: non si può cambiare insegnante ogni due mesi. L'infanzia è un periodo delicato. Lo Stato dovrebbe rispettarlo di più".
La manovra approvata dal Consiglio dei Ministri non incide solo su salari e pensioni ma tocca direttamente il futuro di migliaia di giovani precari delle P.A. E' inaudito, per noi del Sindacato RdB/USB che non si stia evidenziando la gravità del previsto taglio secco del 50% della spesa per i contratti precari rispetto al 2009. Un provvedimento inaccettabile e devastante che comporterà dal 2011 il taglio di posti di lavoro e salario, con il licenziamento per oltre 50.000 giovani lavoratori.
E'inaccettabile come il Ministro Brunetta (oggi sul sole24ore) liquidi la questione con un "linciaggio" morale e cioè dando ai precari del "raccomandato". Altro che raccomandati! I precari sono lavoratori altamente professionalizzati, avviati con pubbliche selezioni e che, pur senza tutele, contribuiscono fattivamente al mantenimento di servizi essenziali delle P.A. e sono lavoratori a cui questa finanziaria dice una sola cosa: LICENZIAMENTO! Al danno dell'ulteriore blocco del turn over che chiude le prospettive di stabilizzazione, si aggiunge la beffa della gravissima perdita del posto di lavoro per tempi determinati, co.co.co., interinali, cfl, convenzionati e in formazione e in tutti i settori del pubblico impiego e negli enti tagliati.
A questo attacco la migliore risposta dovranno darla i Precari con le mobilitazioni. Come RdB lanciamo da subito una serie di iniziative a partire dalla Manifestazione nazionale del sindacalismo di base contro la Crisi e la Finanziaria di sabato 5 Giugno p.v.(partenza ore 14.00 piazza della Repubblica), per proseguire con gli scioperi nazionali del 8 Giugno degli LSU e Cassintegrati (con manifestazione a Roma al Ministero del Lavoro in Via Fornovo n.8)e del 9 Giugno dei precari di CRI ,per proseguire con i "tetti della Ricerca" di giovedì 10 giugno, in una staffetta precaria che coinvolgerà anche i precari della scuola con la settimana di sciopero degli scrutini dall'8 al 14 giugno, per culminare con lo sciopero generale del Pubblico Impiego convocato per il giorno 14 Giugno con manifestazioni a Roma e Milano e che coinvolgerà tutti gli altri precari per dire no al taglio dei posti di lavoro e al licenziamento.
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confermato nella manovra 2011 il taglio secco del 50% della spesa per i contratti precari rispetto al 2009.
Un provvedimento inaccettabile e devastante che comporterà dal 2011 il taglio di posti di lavoro e salario e il licenziamento di migliaia di giovani lavoratori.
La giornata di sciopero nazionale e manifestazioni indetta dalla RdB/USB Pubblico impiego del prossimo 14 Giugno dovrà vedere mobilitati tutti i precari che non solo fino ad oggi non sono stati stabilizzati e continuano a stare in una condizione di precarietà e ricattabilità inaccettabile ma che, addirittura, l'anno prossimo richiano concretamente di essere licenziati.
DICIAMO NO prima che sia troppo tardi!
MOBILITIAMOCI E RIVENDIACHIAMO IL DIRITTO AL LAVORO E AL SALARIO.
noi la crisi non la paghiamo!!Noi il licenziamento non lo accettiamo!!
in allegato il testo del provvedimento