I PRECARI ALLA TESTA DEL CORTEO: la giornata del 28 - rassegna stampa
www2.rdbcub.it/rassegna_video_20090325_leonardi_su_manifestazione_28_marzo.htm
29 marzo 2009 - Liberazione
Sindacati, ecologisti, noglobal, pacifisti. Eccoli i nuovi protagonisti di una protesta che ha investito l'Europa e non solo. Per una settimana la scena sarà loro. Al centro delle iniziative un "No" netto a un capitalismo tutto da riformare. Sono cominciate così da Londra le proteste per il summit G20 previsto per giovedì e hanno coinvolto migliaia di persone. A Bruxelles si sono indossate maschere raffiguranti i Venti grandi della terra, a Parigi si è versata sabbia sulla Borsa per simulare i paradisi fiscali.
A Roma, infine, l'Onda degli studenti e i sindacati di base sono scesi in piazza contro la riunione dei ministri del lavoro del G14, in programma da oggi sino a martedì.
«G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari» è questo lo striscione che ha aperto la manifestazione organizzata da Cub, Cobas e Sdl.
Davanti il Ministero dell'Istruzione in viale Trastevere, gli studenti hanno simulato una battaglia con i cuscini per protestare «con la sola arma dell'ironia contro Brunetta che ci ha dato dei guerriglieri».
La richiesta, echeggiata ovunque, è la stessa: aiuti per i paesi in via di sviluppo e uno stop al capitalismo selvaggio.
Cobas, Rdb e Sdl: «Non più spezzoni separati»Sindacati di base: «Uniti sulla nostra piattaforma sociale»di Fabio Sebastiani
«Voi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Il grande striscione che apre il corteo di Cub, Cobas e Sdl organizzato a Roma per protestare contro i ministri del lavoro del G8 e lanciare la piattaforma sociale contro la crisi economica, ondeggia vistosamente sotto i colpi del vento. Si affaccia qualche innocua goccia di pioggia. E' questa l'unica vera "perturbazione" che disturba il grande e festoso serpentone che si snoda tra piazza della Repubblica e piazza Navona. Il resto? Solo qualche fumogeno e un paio di scritte irriverenti sulle vetrine di banche e agenzie immobiliari. E' lo stesso sindaco Alemanno a fine giornata a dover ammettere che si è trattato di semplici «intemperanze». Le prove generali di unità politica del "patto di base", il raggruppamento di organizzazioni sindacali che che ormai guarda con grandi speranze allo sciopero del 23 aprile, hanno avuto un buon esito. Hanno sfilato insieme precari della pubblica amministrazione, studenti, disoccupati e senza casa. Una "materia sociale" che non solo non ha nessuna intenzione di pagare la crisi ma che indica anche chiaramente le misure per uscire dal tunnel: aumento di salari e pensioni, blocco dei licenziamenti, estensione della cassa integrazione, salario sociale. nazionalizzazione delle banche per un nuovo intervento pubblico e ricoversione ecologica dell'economia. Subito dietro lo striscione di apertura a tenere banco sono i cordoni dei precari: dalla scuola, dalla ricerca, dai comuni dell'hinterland napoletano dove in settemila mandano avanti di fatto la pubblica amministrazione. «Brunetta ci vuole cacciare - dice uno di loro - ma l'ha capito o no che così si ferma tutto?». Molto folto anche il gruppo dei ricercatori dell'Ispra, ente pubblico che dovrebbe occuparsi di ambiente. Il condizionale è d'obbligo, perché il 45% dell'organico è precario e da giugno ogni momento è buono per cacciarli. Tanti i vigili del fuoco e gli autisti dei trasporti locali. Tra gli altri, ci sono anche i ferrovieri dell'Assemblea nazionale dei ferrovieri. «E' una manifestazione importante - sottolinea Dante De Angelis, messo fuori da Trenitalia perché ha denunciato la scarsa sicurezza dei convogli - che dovrebbe agire da stimolo per l'unità del sindacalismo di base». Non si può non notare lo spezzone unitario del mondo della scuola e della formazione, principalmente romano che ribadisce la contrarietà al decreto legge Aprea «che impoverisce la didattica verso gli studenti e blocca il futuro agli attuali precari e a quelli che devono ancora arrivare». Tre manifestanti svestiti da fantasmi: sono gli infermieri precari dell'Asl di Chieti che chiedono la stabilizzazione. «Siamo uniti tutti noi lavoratori perché questa crisi noi non la pagheremo», scandiscono dai megafoni. Tutti molto soddisfatti i tre portavoce di Rdb, Cobas e Sdl, sia per quanto riguarda la partecipazione - a fine giornata gli organizzatori annunciano dal palco circa 50mila presenze - sia la tranquillità con cui si è svolta l'inizitiva e, quindi, la riuscita politica della manifestazione. «Il punto di forza - sottolinea Piero Bernocchi, dei Cobas - è stato aver posto le basi di una grande alleanza sociale tra chi è precario, chi è nella scuola, chi lotta nel territorio, attraverso una piattaforma che va oltre il mondo del lavoro e si presenta come una vera piattaforma sociale anticrisi». Fabrizio Tommaselli sottolinea invece l'"anomalia" rispetto ad iniziative simili negli anni passati. «Le bandiere si sono mischiate e questo ha un grande valore simbolico positivo. I vari spezzoni non sono stati rigidamente divisi». Per Paolo Leonardi, della Rdb, «siamo qui di nuovo in piazza contro chi attacca il diritto di sciopero e di manifestare». Tra i manifestanti anche alcuni politici come il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, Paolo Cento e il consigliere regionale del Lazio Luigi Nieri. «Ottima manifestazione, che tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi: lavoratori ex garantiti, precari, disoccupati, studenti. Quindi molto utile e importante», commenta Ferrero. «Una manifestazione - aggiunge - che chiede al governo di cambiare politica visto che sino ad ora ha fatto solo gli interessi di chi la crisi l'ha provocata e non dei lavoratori che la stanno pagando». Tra gli altri hanno percorso il corteo le bandiere di Sinistra Critica e del Partito comunista dei lavoratori.
Onda, precari, centri sociali beffano il "protocollo", banche "sanzionate" lungo il corteo contro il G14
Il movimento si riprende Roma. E lancia una sfida dentro la crisi
di Anubi D'Avossa Lussurgiu
Comincia ad arrivare anche in Italia: non la crisi, ma il vento della risposta sociale, organizzata, di conflitto e di movimento. Questo è il segnale espresso dalla dimensione più "movimentata", appunto, della giornata di ieri a Roma contro il G14, il summit allargato del G8 sotto la presidenza italiana, su lavoro e welfare, che si svolge oggi nella capitale. Contro il G14, ossia per l'articolazione in piattaforma di rivendicazioni e di pratiche di quel «noi la crisi non la paghiamo» che è stato fatto rimbombare dall'Onda studentesca: ma che ora investe un'intero potenziale di insorgenza sociale. Arriva anche in Italia un certo vento "europeo": e non a caso succede a Roma quel che succede, mentre a Londra una moltitudine blocca la metropoli in vista del G20, il "successore" designato del G8 nella governance della globalizzazione e della sua crisi. E mentre almeno 15mila attiviste ed attivisti bloccano Francoforte e altrettanti Berlino, unendo alla pressione sul G20 il lancio delle mobilitazioni contro il prossimo vertice Nato in Germania e un link esplicito alla protesta contro il G14. Cosa è successo a Roma? Tante cose insieme. Anzitutto, se n'è andato in fumo il tentativo di calare sulla capitale una definitiva cappa repressiva attraverso l'applicazione, tante volte in questi giorni invocata dal sindaco Alemanno e dal suo gruppo di potere nel Pdl a congresso, del famigerato «protocollo». Quello firmato da Comune, Questura, Prefettura ma anche da Cgil Cisl Uil. Quello che renderebbe off limits per cortei e proteste l'intero centro storico - e politico. Proprio in questa fase sociale. Un protocollo che, evidentemente, non dovrebbe riguardare altri che quanti l'hanno voluto sottoscrivere. Ma che invece è stato brandito quale giustificazione delle cariche all'ateneo della Sapienza il 18 scorso, per impedire all'Onda di raggiungere i manifestanti dello sciopero della conoscenza indetto dalla stessa Cgil. Ebbene, ieri il protocollo e tanto più il suo (prevedibilissimo) abuso sono andati in fumo insieme al tentativo, operato da più parti, di dichiarare l'Onda stessa «morta», finita. E di "spaventare" la manifestazione indetta ieri contro il G14 dal "Patto di base", l'unità di Cobas, Cub-Rdb e Sdl. Doveva succedere di tutto: a partire dai «blocchi» indetti prima della partenza del corteo, per raggiungerlo da vari punti vicini a piazza Esedra, dai settori di "movimento". E invece è successo che i blocchi ci sono stati, tutti, e sono andati benissimo. Folto quello fissato alla stazione Tiburtina dai "Blocchi precari metropolitani" («Hate G8, out of control»), partecipato quello a via de Lollis da Action, che entrambi hanno raggiunto il blocco più esposto ai riflettori, quello lanciato da "Sapienza in Onda" sul luogo del delitto delle cariche del 18, a piazzale Aldo Moro. Da dove, alla fine, ci si è mossi in corteo in tanti verso piazza Esedra e ci si è ritrovati in migliaia quando a viale di Castro Pretorio si sono aggiunti la nuova rete degli "Indipendenti" («Che vita sarebbe senza profitto?», «Diffondi cospirazione») e il Coordinamento di lotta per la casa, che il blocco l'avevano mosso da Porta Pia. Blocchi veri e propri, insomma, per quanto mobili: perché l'obiettivo di stravolgere la "normalità" del sabato romano è stato raggiunto in pieno. Senza che il clima agitato dalle parti del Viminale nei giorni precedenti si sia potuto tradurre in azioni repressive di alcun genere. Quando questa composizione di movimento ha raggiunto la manifestazione dei sindacati di base si sono imposte diverse evidenze. La prima, certamente, che l'Onda non è affatto «morta», nonostante certe dichiarazioni anche interne al "dibattito" nelle facoltà e la scelta di alcuni di ritrovarsi direttamente a piazza della Repubblica: tanto più si è rivelata viva, la dinamica dell'Onda, che ieri l'intero composito spezzone di movimento è stato concordemente aperto dallo striscione dei "sapientini", seguiti da delegazioni nazionali, con la scritta «Guerriglieri (virgolettato e dedicato al ministro Brunetta, ndr ) anomali contro il G14 e per un nuovo welfare». Ma quando lo spezzone di "movimento" si è disteso nel corteo unitario, s'è imposta anche un'altra evidenza: che la geografia politica e sociale, l'equilibrio di soggetti di un fronte alternativo di conflitto dentro e oltre la crisi, sono mutati. Tanto, infatti, era il peso di studenti, precari, occupanti di case, attivisti dei centri sociali e delle reti d'azione sul corpo complessivo dei manifestanti. Un peso esercitato sotto un segno comune, rivendicato da tutte le "anime": l'irrapresentabilità, l'indipendenza politica e organizzativa dei movimenti. Un segnale che promette di cresce nelle prossime tappe: per lo sciopero generale indetto dallo stesso "Patto di base" per il 23 aprile, si parla già di «sciopero metropolitano». E stato il corteo stesso a mostrare che il segnale vuol essere inequivoco. Comincia all'inizio di via Cavour: prima banca, un'agenzia Unipol, «sanzionata» o «segnalata» in massa con uova, vernice, fumogeni e petardi. Poi l'agenzia Fata in via Pincherle, a due passi dal Viminale, con funzionari di Ps che perdono la testa, rintuzzati dalla reazione immediata del corteo. Quindi la Pirelli Re e ancora una banca, la Carim, sempre su via Cavour. Di seguito, fumogeni sul blindatissimo Altare della Patria. E a largo di Torre Argentina di nuovo un'Unipol. Infine a corso Vittorio un'agenzia di Banca Intesa. Tanto per chiarire, dopo l'azione del vasto "comitato romano contro il G8" all'Abi giovedì, il who's who della crisi. E per portare in Italia quel certo qual vento europeo.
29 marzo 2009 - Il Manifesto
UNIONE EUROPEA Da Londra a Roma, l'onda anti-crisi va in piazza. Con sindacati di base, centri sociali, movimenti di lotta per la casa, Onda universitaria, precari e disoccupati. Alla prima prova non regge il protocollo Alemanno sulle manifestazioni. Istituti di credito nel mirino«La crisi pagatela voi» Sfila la risposta al PdlIn 20 mila nella capitale contro il G14 su welfare e lavoro Tanti i precari e gli studenti. «No al divieto di sciopero»di Stefano Milani
ROMA - Migliaia di facce, migliaia di storie, un unico problema comune: la crisi. Che attanaglia la fascia «debole» del paese: lavoratori, precari, cassaintegrati, disoccupati, studenti, migranti. C'erano loro ieri a sfilare per le strade di Roma nel corteo nazionale indetto dai tre sindacati di base Cobas, Cub e SdL contro il G14 sul welfare. Una manifestazione per chiedere lavoro, reddito, casa e integrazione. Diritti fondamentali per una democrazia degna di questo nome, ma siamo in Italia. E per ribadire un secco «no» al modello di gestione della crisi economica del governo Berlusconi, per dire che «un nuovo welfare è possibile» e per lanciare una sfida alle leggi «liberticide» sullo sciopero.
«La crisi la paghino banchieri, padroni ed evasori» scandiscono dal megafono gli organizzatori mentre tutti si mettono dietro al grande striscione che apre il corteo: «Voi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Sono da poco passate le 15 quando lo spezzone sindacale parte da piazza della Repubblica. Dietro gli studenti dell'Onda, appena arrivati dalla Sapienza. Si scende verso via Cavour, poi via dei Fori Imperiali, largo Argentina fino a piazza Navona. In un percorso reso «off-limit» dal protocollo Alemanno sui cortei, ma ieri si è fatta un'eccezione.
Arrivano da tutta Italia: Campania, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, la geografia della crisi non conosce confini. Dagli altoparlanti del camioncino che guida i manifestanti la musica si alterna alle parole dei manifestanti. Alle loro storie. Storie di ordinaria disperazione. «Sono una precaria della scuola. Insegno a Roma, ma vivo a Latina. Ogni giorno faccio settanta chilometri ad andare e settanta a tornare. Sono sola con due figli. Prendo 1.100 euro al mese e a giugno sarò in mezzo ad una strada» dice Anna. E poi c'è Luigi, 70 anni, quarantotto dei quali passati nelle ferroviere. Ora è in pensione ma è in piazza accanto al figlio, anche lui ferroviere e con un contratto che scade tra tre mesi. Lo tira fuori dalla tasca e me lo mette davanti agli occhi: «Ho tre bimbi piccoli e un mutuo che scade tra diciotto anni, che devo fare?».
Alle 18 il lungo corteo entra a piazza Navona, dove sul palco allestito accanto alla fontana del Bernini si fanno gli ultimi appelli e il bilancio della giornata. «Una manifestazione importante perché segna la nascita di una grande, nuova alleanza sociale fatta di lavoratori, di precari, di disoccupati, di studenti, dove non c'è spazio per i partiti tradizionali e non ci sono egemonie». Piero Bernocchi non nasconde la sua soddisfazione per «il grosso risultato qualitativo e quantitativo della manifestazione, superiore perfino alle nostre stesse previsioni», 50.000 secondo gli organizzatori.
29 marzo 2009 - Nuova Sardegna, Venezia, Ferrara/Gazzetta Modena, Mantova/Corriere Alpi/Provincia Pavese/Messaggero Veneto/Mattino Padova/Tirreno
Vernice rossa su un gruppo di agenti davanti all’altare della Patria
Lancio di scarpe verso il ministero di Brunetta
Sfilano in 30 mila contro il G8
Cobas e Onda per le strade di Roma tra slogan e fumogeni
di PIETRO CRISCUOLI
ROMA - In trentamila a Roma, lavoratori dei Cobas (comitati di base) e studenti dell’Onda, confluiti da tutta Italia. L’ala dura del sindacato, l’ala durissima dei giovani. Corteo duro, contro il G8 dei ministri del lavoro in programma da oggi a martedì a Roma. «Noi la crisi non la paghiamo», ripetono e scandiscono «fatela pagare a banchieri ed evasori». Qualche momento di tensione, come si dice, ma in realtà solo piccole scintille.
Gli studenti imbrattano le vetrine di una banca e di un’assicurazione: «Case per tutti, ridateci i soldi». E sul muro: «Brucia le banche». Davanti all’altare della Patria lanciano vernice rossa contro un drappello di finanzieri, appena sfiorati. E volano fumogeni sulle aiuole del monumento al Milite Ignoto. Un uovo si spiaccica contro la finestra della sede Udeur di Mastella. In corso Vittorio Emanuele volano scarpe contro il portone del ministero della Funzione pubblica, la tana di Brunetta. Brunetta sfidato dallo striscione dell’Onda: «Guerriglieri anomali contro il G8 per un nuovo welfare». Il corteo è diviso in due e in due si dividerà nei comizi finali. La testa è dei Cobas, con i Cub (comitati unitari di base) e l’Sdl (sindacato dei lavoratori). Accusano la Cgil di essere moderata. Ma nella piazza i moderati sono loro, surclassati dal muso duro degli studenti. I Cobas sfilano con bandiere d’ordinanza e striscioni. L’Onda segue un camioncino che spara musica a palla. Pochi striscioni, tutti scritti a mano: «No al protocollo, Onda fuori controllo». Ce l’hanno col sindaco Alemanno che ha varato un protocollo per le manifestazioni. «Alemanno, prefetto, andate affanculo!», urla il microfono del camioncino.
Il corteo dell’Onda (non autorizzato) va verso piazza della Repubblica, ma prima si riunisce con lo spezzone del «coordinamento lotta per la casa», che attende dietro lo striscione: «Contro la crisi crea indipendenza, diffondi cospirazione». Il corteo dell’Onda avanza, tra musica "dance" e discorsi espliciti: «Noi diciamo no a una vita di merda per un governo di merda. Ci chiamano bamboccioni, ma fatevela voi una vita con un doppio lavoro precario e pagate 400 euro per una stanza in subaffitto. E’ inutile che si riuniscano in una stanza per il G8 e decidere il nostro futuro. Noi ce lo prendiamo il futuro, loro non decidono niente». E non vogliono che qualcuno li sfiori. Quando il corteo raggiunge piazza della Repubblica appaiono le bandiere di Rifondazione e dei Comunisti italiani. La musica s’interrompe e parte un chiaro messaggio: «I partiti fuori dai coglioni, nessuno ci rappresenta». «L’Onda è tornata ed è ancora più incazzata». L’altra anima, quella dei Cobas, è più tradizionale. Ci sono i lavoratori delle agenzie fiscali con lo striscione: «Fateci prendere gli evasori». Ci sono i pompieri, i precari della scuola (due parole ormai colluse), c’è uno striscione "No ponte", col disegno di un ponte di Messina spezzato in due. Un altro dice: «Ora basta, mentre ingrassano i pescecani della finanza, tagliano salari, pensioni, scuola, sanità e servizi sociali». E ancora: «Voi G14 responsabili della crisi, noi disoccupati, cassintegrati e precari». C’è un gruppo di lavoratori francesi, arriva un camioncino con un bandierone: «Reclaim the money» (chiedi i soldi). Vagano bandiere anarchiche e della "Sinistra critica". Il serpentone entra in piazza Navona sotto una pioggerellina. Cordoni di carabinieri proteggono via del Plebiscito, dove c’è la casa di Berlusconi. In piazza ognuno tiene il proprio comizio. I Cobas fanno parlare precari e immigrati. I camioncini dell’Onda, per dispetto, mandano a tutto volume romanze liriche, Beethoven, Mozart. I giovani si disperdono in piccoli bivacchi, tra canne e birre. Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, minimizza le intemperanze: «Cose marginali, è stata una manifestazione pacifica, ma quel gesto vuol dire che la protesta è rivolta soprattutto alle banche e al mondo della finanza».
29 marzo 2009 - L'Arena/Brescia Oggi
WELFARE. Si riuniscono i ministri dei sette Grandi e Russia. Tensione per manifestazioni: uova e vernice contro le banche, scarpe lanciate al ministero di Brunetta
Arriva il G8 sul lavoro: cortei di protesta a Roma
Parte il summit per trovare ricette comuni contro la disoccupazione. Nella capitale sfilano sindacati di base e studenti
ROMA - Si apre oggi a Roma il vertice dei ministri del Lavoro del G8 dedicato alla crisi e in particolare ai risvolti sociali che il difficile momento dell’economia sta avendo in tutto il mondo, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. E ieri nella capitale migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il summit e contro «le nuove leggi liberticide sugli scioperi». La manifestazione è stata organizzata dai sindacati di base - Cub, Cobas e Sdl - sfidando in parte anche i nuovi regolamenti sui cortei nel centro di Roma, visto che la marcia ha toccato alcune aree virtualmente vietate. Alcuni giovani si sono staccati dal corteo principale in più occasioni lanciando uova, vernice rossa, ma anche petardi contro banche, agenzie di assicurazioni e agenzie immobiliari lungo il percorso. Quattro fumogeni sono stati lanciati anche contro l’Altare della Patria. Un lancio di scarpe è stato improvvisato all’indirizzo del ministero della Funzione Pubblica: l’intenzione era quella di ripetere simbolicamente nei confronti del ministro Brunetta il lancio di scarpe di un giornalista iracheno contro l’ex presidente Usa Bush. Alcune scarpe, rimaste a terra davanti al portone chiuso del ministero, sono anche state date alle fiamme. Ma la disapprovazione della maggioranza dei partecipanti al corteo verso questi gesti ha evitato che si verificassero scontri tra i più esagitati e le forze dell’ordine che, in assetto anti sommossa, hanno tenuto d’occhio i partecipanti per tutta la durata della manifestazione. In più occasioni sono stati gli stessi organizzatori a richiamare all’ordine. In questo clima oggi si riuniranno i rappresentanti dei sette Paesi più industrializzati più la Russia, per trovare un’intesa sulla soluzione del problema occupazione e produrre un documento che poi potrà servire come base delle discussioni al G20 di Londra. Al vertice parteciperanno diversi ministri e, martedì, anche Berlusconi.
29 marzo 2009 - La Repubblica
E a Roma nel mirino monumenti e ministeri
Onda in corteo, fumogeni all´altare della Patria
"Siamo 50 mila dicono gli organizzatori". La polizia evita le tensioni
di MARIO REGGIO
ROMA - Vernice rossa e bianca, petardi contro le banche. Lancio di scarpe accompagnate da fumogeni sul portone chiuso del ministero guidato da Renato Brunetta. L´Onda anomala è tornata in piazza, questa volta assieme ai Cobas, i centri sociali, i comitati degli inquilini. L´Onda è uscita dalla Sapienza, dove era stata blindata a suon di manganellate lo scorso 18 marzo. Tutti in piazza per protestare contro il "social summit" dei ministri del Lavoro del G14 che inizierà i suoi lavori oggi a Roma.
«Noi la crisi non la paghiamo» è stata la parola d´ordine che ha attraversato tutto il corteo, 50 mila secondo gli organizzatori, un lungo serpente umano che da piazza della Repubblica ha raggiunto piazza Navona. In piazza migliaia di lavoratori dei Cobas, comitati inquilini, occupanti di case, immigrati con prole al seguito. Ma la parte più viva e creativa del corteo è stata quella degli studenti. Certamente una questione di età. Ma non basta da sola a spiegare il fenomeno. Basta ricordare i pestaggi di polizia, carabinieri e finanzieri la mattina del 18 marzo scorso, quando impedirono agli studenti uscire dalla Sapienza. Il motivo? Semplice. Il protocollo firmato davanti al prefetto dalle organizzazioni sindacali per regolamentare i cortei a Roma. A dieci giorni di distanza il braccio di ferro si annuncia gravido di problemi. Ma stavolta la questura mostra la sua faccia buona. Poco dopo l´una, mentre gli studenti preparano il camion con la musica a piazzale Aldo Moro, si avvicina un vicequestore: «Ragazzi, ok, vi scortiamo fino a piazza Esedra, nessun problema». Il piazzale, dopo un paio d´ore, si è riempito di giovani. Occhio e croce più di 5 mila. Ariiva un pullman da Venezia e Padova, altri studenti dell´Onda stanno arrivano dalla stazione Tiburtina.
Il corteo parte. Nessun problema. «Non pagheremo la vostra crisi, i prezzi devono pagarli quelli che li hanno creati, banche, politici, padroni, evasori», lo slogan rimbomba dagli altoparlanti che sparano migliaia di decibel dal camion in testa al corteo. I giovani ballano seguendo i ritmi del rap, arrivano a piazza Esedra dove trovano i manifestanti dei Cobas, più compassati, più avanti negli anni. Ma gli obiettivi non sono distanti: far pagare la crisi a chi la creata e non ai lavoratori, ai precari, agli studenti. «La manifestazione di oggi - commenta Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas - è riuscita a costruire una forte alleanza tra tutte quelle aree sociali, come studenti e precari capaci di protestare per chiudere l´uscita dalla crisi». E sono le banche a pagare pegno: fumogeni, vernice e vetrine spaccate all´Unipol banca di via Cavour, subito dopo Banca Carime, di nuovo Unipol a largo Argentina e di seguito Banca Intesa a Corso Vittorio. Poi le scarpe contro Brunetta. Tira un sospiro il sindaco Alemanno che nonostante il passaggio a piazza Navona commenta: «Il protocollo è stato rispettato, il corteo non è entrato nel centro storico».
Ore 15, sfilano Onda e centri sociali petardi e vernice contro le banche
"No al protocollo sui cortei di Alemanno, la città è nostra". Il sindaco: "Rispettate le nostre regole E anche Cgil e gli altri firmatari le difendano"
di LAURA MARI
Roma - I "guerriglieri" hanno sfidato i divieti. E lo hanno fatto dimostrando che, al di là di qualche petardo lanciato contro le banche, se vengono lasciati liberi di manifestare i giovani dell´Onda sanno farlo pacificamente. Quello che da giorni si configurava come un corteo ad alto rischio, si è in realtà trasformato in una manifestazione senza pericoli, segnata da blitz e atti "scenografici" come il lancio delle scarpe contro il ministero della Funzione Pubblica di Brunetta.
Il lungo pomeriggio dell´Onda e dei cortei anti-G8 è iniziato alle 15, quando da piazzale Aldo Moro un migliaio di studenti della Sapienza e di giovani dei centri sociali e dei movimenti di lotta per la casa ha sfidato il protocollo sulle manifestazioni e si è mosso in direzione di piazza della Repubblica, dove ad attenderli c´erano i sindacati Cobas, Cub e Sdl. Tutto intorno, traffico bloccato, decine di linee dei bus deviate e centro storico in tilt.
«Da questo momento il protocollo del prefetto Pecoraro e del sindaco Alemanno è carta straccia - afferma Vanessa Bilancetti dell´Onda - dopo le cariche delle forze dell´ordine dei giorni scorsi gli studenti non hanno avuto paura e sono scesi in piazza per ribadire il loro diritto al dissenso. Questo corteo non autorizzato dell´Onda - prosegue Vanessa - dimostra che la forza dei giovani non è circoscrivibile nei percorsi di un protocollo e la città dovrebbe ringraziare gli studenti perché hanno difeso il diritto di manifestare».
Critiche a cui però in serata il sindaco Alemanno ha voluto rispondere precisando che «il patto sui cortei ha resistito e abbiamo dimostrato che da parte della questura non c´è nessuna volontà di vietare le manifestazioni». Poi l´appello del sindaco alla Cgil, che nei giorni scorsi aveva criticato il protocollo: «Chiedo alla Cgil e agli altri firmatari di difendere il protocollo, perché dal corteo sono venute invettive contro il patto e frasi con cui lo si definiva "carta straccia"».
Al di là delle polemiche, il corteo dell´Onda e dei centri sociali ha sfilato per le strade del Centro storico tra fumogeni e slogan come "noi la crisi non la paghiamo". Poi, su via Cavour e a largo Argentina, alcune azioni simboliche: petardi e vernice rossa contro le vetrine delle banche Unipol e delle agenzie immobiliari. Qualche breve momento di tensione si è registrato a piazza Venezia, quando alcuni manifestanti dei centri sociali hanno lanciato petardi sulle scale dell´Altare della Patria, sorvegliato da un cordone di agenti della guardia di finanza in tenuta antisommossa.
Poi, all´inizio di corso Vittorio Emanuele, il colpo di scena. Gli studenti dell´Onda hanno formato un circolo davanti al portone del ministero della Funzione Pubblica di Brunetta e hanno lanciato decine di scarpe contro l´edificio, ricalcando quanto fatto nelle scorse settimane dagli universitari francesi e, in primis, dal giornalista iracheno che lanciò le scarpe contro il presidente Bush. «È una bella manifestazione, in cui ci sono tutti i soggetti penalizzati dalla crisi, in particolare gli studenti» ha commentato il leader del Prc Paolo Ferrero, in piazza assieme a Paolo Centro dei Verdi, al consigliere comunale Andrea Alzetta e all´assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri. Dopo essere arrivato a piazza Navona, il corteo dell´Onda si è sciolto, senza nessun problema di ordine pubblico.
29 marzo 2009 - L'Unità
Roma blindata, fumogeni e petardi. Ma c’erano più agenti che studenti
Cinquantamila, dicono loro. Forse meno, forse la metà. Pochi gli studenti, molti i precari. E un’enormità di poliziotti a vigilare. Tre banche danneggiate, scarpe contro il ministero di Brunetta. Slogan contro il governo
di MARCO BUCCIANTINI
C’era gente da cinque in condotta, l’inventario di fine giornata è un po’ sotto la civiltà (quattro ingressi di banche danneggiate, tanti botti e fumogeni) ma un bel po’ sotto i timori della vigilia per questi cortei che confluivano al centro di Roma semiautorizzati, chiassosi, sorprendenti: pochi studenti, l’Onda è gonfia di immigrati senza casa, lavoratori solidali, precari arrabbiati. Il grosso del gruppo erano Rdb e Cobas, il sindacalismo duro e puro. Eppoi i movimenti per la casa, con una nutrita partecipazioni degli stranieri. Loro dicono: siamo 50 mila. Fossero anche stati la metà, erano un pezzo della protesta di Londra (in 100 mila contro i potenti del mondo). Studenti dunque pochi, meno dei poliziotti, attenti, marginali, sangue freddo: hanno "scortato" da lontano il corteo, solo a Piazza Venezia sembrava d’essere a una parata della Fiamme gialle. Si mescolano temi e avversari. Anzitutto il vertice G14 - da oggi a Roma, ennesima sigla ristretta. Tema: il lavoro - e poi i soliti ministri sotto scacco: Brunetta, Gelmini. Si rollano cartine riempite d’erba, si urla, si canta Rino Gaetano, morto 28 anni fa eppure attuale, «mio fratello è figlio unico malpagato, sottomesso, disgregato». E il cielo è sempre più blu-Pdl, colore unico, non gli piace e offendono il premier, e le banche, e il ministro, e il professore, e il padrone. «Noi la crisi non la paghiamo».
E IL CIELO è SEMPRE PIù BLU. Chi vive in baracche, chi è senza la casa. E la occupa (Daniela, vedova): «Siamo a via Enrico Spalla, un centinaio di famiglie dentro un edificio in disuso, ogni famiglia nel suo "ufficio", accanto a me ci sono 6 peruviani, due redditi, 2 mila euro. Dove vanno?». Chi è senza soldi, come Gabriele, precario da sempre e ormai «ho la barba bianca, e sono bravo, laureato a 24 anni con 110 e lode. Adesso ne ho 37. Contributi all’Inps inesistenti». Chi è senza volto, «Nun me rompe er cazzo». Ma che fai? Perché ti nascondi? «Nun me devi rompe er...», sì, ho capito. E lui, grassoccio, occhi inespressivi, ciuffo castano che sbuca da sotto il cappello (è tutto ciò che si vede del suo viso di ragazzo in guerra), accende un petardo e lo lancia verso un poliziotto lontano 300 metri. Bum, un cane si spaventa e il ragazzo torna nel gruppo con una sgambata fiera.
Chi spacca vetrine. Chi lancia cuscini (davanti al ministero della pubblica istruzione), chi tira una scarpa (contro quello di Brunetta). Chi lancia il sasso ma copre la mano....La tattica è quella rodata, vile: arriva il fumogeno colorato (rosso, giallo) e mentre si alza il fumo che nasconde la vista dei poliziotti, un gruppetto di contestatori a viso coperto si avvicina ed esplode petardi (e uova) contro le vetrate della Unipol e imbratta di rosso la facciata. Succederà anche alla sede della Carim e poi a quella dell’Intesa-San Paolo. Danneggiata anche la bacheca della Pirelli Immobiliare. Tutto qui, e nulla aggiunge alle ragioni della protesta, per altro "fondamentalista": si manifesta per un’istruzione giusta, per l’Università libera dalle baronie, per i diritti sociali, per un posto di lavoro e per la casa, per non essere sempre i soliti poveri che pagano le grandi crisi dei ricchi. Per quello che è la vita. Giansandro: «Vengo da Lecce, studio a Giurisprudenza, pago 450 euro di affitto per stare in una stanza doppia. Ovviamente l’affitto è a nero». Chi tira al bersaglio, chi prende assai poco, chi gioca col fuoco, «spegni il mutuo, accendi la banca». Chi ha scarsa memoria («Palestina Libera, boicotta israele e gli ebrei»). Chi è senza lavoro, e gli manca la casa, chi ancora ci crede, chi allarga la casa. Chi ruba e chi lotta, chi ha torto o ragione, chi vive e si arrangia e chi è Napoleone. Ma il cielo è sempre più blu.
Città presidiata, il corteo lancia scarpe e vernice alle banche
«Siamo in 50mila» dice Bernocchi. In piazza anche i movimenti per il diritto alla casa. Dal palco di piazza Navona i collettivi rivendicano le «azioni antiliberiste». «Onda spaccata? Solo falsità».
di PAOLA NATALICCHIO
...«Certo, siamo in piazza perché condividiamo la piattaforma dei sindacati di base contro la crisi, i tagli alla scuola, la precarietà sul lavoro», ripete Aliosha, felpa col cappuccio e accento meridionale, giovanissimo studente di Lettere, mentre tra la fontana e l’edicola, iniziano a radunarsi i manifestanti. «Ma partiamo da piazzale Aldo Moro soprattutto perché vogliamo difendere la libertà dei movimenti, contro un protocollo che limita la democrazia», incalza. Mentre parla, un applauso accoglie l’arrivo di un pullman di universitari di Padova e Venezia. «Siamo partiti all’alba, per portare la nostra solidarietà agli studenti de La Sapienza. Anche noi abbiamo subito cariche in università il 10 febbraio scorso, durante una manifestazione contro le Foibe. L’Onda non si ferma con i manganelli». È sempre il protocollo ad essere nel mirino degli altri tre blocchi «non autorizzati» scesi in piazza ieri, quelli di Action, Blocco Precario Metropolitano e Coordinamento dei comitati di lotta per la casa, confluiti a La Sapienza da via De Lollis, Piazza Porta Pia e Stazione Tiburtina. «La città è nostra. Non saranno i metodi repressivi di questo Prefetto a impedirci di passare», scandiscono i megafoni. In realtà, quando il troncone di studenti, militanti dei movimenti di lotta per la casa e migranti parte verso piazza della Repubblica, tra botti e fumogeni, nessuno li blocca in alcun modo. A fare da scorta, solo agenti in borghese e qualche pattuglia della polizia municipale. Tanto da arrivare al paradosso che la temuta sfilata dell’Onda verso il corteo dei Cobas resterà la parte più pacifica dell’intera giornata. A darsi appuntamento direttamente a piazza della Repubblica, era stato, invece, lo «Spezzone unitario degli studenti e dei lavoratori della formazione». Una serie di sigle (tra cui i collettivi di Tor Vergata e Roma Tre, ma anche molte organizzazioni studentesche de La Sapienza) considerate alla vigila colpevoli di una «spaccatura» nel movimento. «Una versione inaccettabile», protesta Lorenzo, mentre distribuisce i suoi volantini. «Abbiamo solo deciso di unirci con forza e da subito ai lavoratori, perché è questa la ragione principale per cui oggi si scende in piazza».
VERSO PIAZZA NAVONA
Da via Cavour a piazza Venezia, il clima della piazza, intanto, cambia. Fino a farsi molto teso all’altezza di piazza Santa Maria Maggiore. Soprattutto dallo spezzone dei movimenti per il diritto all’abitare, infatti, si staccano piccoli gruppi di manifestanti che iniziano a imbrattare i muri di slogan contro il G8 e contro le forze dell’ordine. Da lì prende il via una serie di «azioni dimostrative» con lancio di vernice rossa, uova e in qualche caso pietre e bottiglie contro le sedi di banche e compagnie assicurative. Il momento di massima tensione arriva a piazza dell’Esquilino, davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore, in direzione di via Nazionale. Un gruppo di manifestanti incappucciati fa esplodere alcuni petardi e fumogeni davanti alla sede della Fata, sfiorando il contatto con un gruppo di agenti in tenuta antisommossa appostati a pochi metri. L’episodio resta isolato e, anche quando il corteo passa da una Piazza Venezia blindata e militarizzata su ogni lato, con slogan pesanti e qualche lancio di oggetti, in particolare contro la Guardia di Finanza, la tensione non si traduce mai in scontri. Ultimo blitz, prima dell’arrivo a Piazza Navona, quello davanti alla sede del Ministero della Funzione pubblica, a due passi da piazza Argentina. Lancio di scarpe e, ancora, fumogeni e petardi, contro il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta.
Dal palco di piazza Navona, gli studenti e i movimenti rivendicano tutte le «azioni dimostrative anti-liberiste» promosse durante il percorso, mentre Piero Bernocchi dei Cobas parla di «successo quantitativo, con 50 mila partecipanti» e battezza la nascita di «una nuova alleanza sociale tra lavoratori, studenti, migranti e e movimenti per la casa», che «chiude definitivamente la grottesca vicenda del protocollo». Ma il sindaco Alemanno, in serata, protesta: «Ci sono state delle intemperanze che gli organizzatori potevano evitare». E sul protocollo: «Il patto ha resistito, ora la Cgil lo difenda».
29 marzo 2009 - Corriere della Sera
Manifestazioni Sindacati, studenti e precari: non pagheremo la vostra crisiCortei da Londra a Roma contro il vertice del G20
Il vice presidente Usa Biden: «Dateci una chance». Proteste in tutta Europa per il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche. E a Roma apre il «G8-Social Summit»
di Fabrizio Caccia
ROMA — «Non vogliamo pagare la vostra crisi», questo lo slogan che si è levato ieri dalle piazze delle principali capitali europee alla vigilia del G20, il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali dei Paesi più indu-strializzati, in programma mercoledì e giovedì (1-2 aprile) a Londra. Sindacati, studenti, no global, precari, disoccupati, senza- casa, ambientalisti, pacifisti, immigrati, in migliaia hanno manifestato a Roma, Londra, Parigi, Vienna, Berlino, Francoforte, per chiedere ai governi che la crisi economica mondiale venga affrontata pensando più alla gente che alle banche. La marcia londinese, la più imponente, ha visto sfilare centomila persone, 35 mila secondo la polizia, che hanno raggiunto Hyde Park con una sola parola d'ordine: «Put People first», prima le persone. Un messaggio che, comunque, sembra essere già stato raccolto dal vicepresidente Usa, Joe Biden. Il numero due della Casa Bianca, parlando dal Cile, ha rivolto ieri un appello ai manifestanti di Londra: «Dateci una chance per uscire da questo G20 con delle proposte concrete — ha detto —. Ascoltate quello che abbiamo da dire».
In queste ore, però, c'è grande tensione anche a Roma, dove proprio oggi alla Farnesina si aprirà un altro vertice delicato, il «G8-Social Summit 2009», convocato dal ministro italiano del Welfare, Maurizio Sacconi. Durerà fino a martedì, ma già da domani si uniranno al tavolo i ministri del Lavoro di Cina, India, Brasile, Messico, Egitto e Sud Africa e il G8 diventerà così un G14. Il corteo romano di ieri, organizzato dai sindacati autonomi Cobas, Cub e Sdl («Siamo in cinquantamila»), da piazza della Repubblica a piazza Navona, ha visto la partecipazione anche degli studenti dell'Onda, anarchici e centri sociali. Presenti tra gli altri il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero e l'ex parlamentare dei Verdi Paolo Cento. Per fortuna, alla fine, niente incidenti. Fumogeni sono stati tirati contro l'Altare della Patria; vernice rossa, uova, sassi e petardi contro banche e agenzie immobiliari (al grido di «Ridateci i soldi» e «Casa per tutti»); e scarpe, da parte dei «Guerriglieri anomali», sono state lanciate contro il palazzo della Funzione Pubblica (il ministro Brunetta aveva definito «guerriglieri» gli universitari romani dopo gli scontri dei giorni scorsi con le forze dell'ordine). Cori degli studenti anche contro il prefetto Pecoraro e il sindaco Alemanno per il nuovo protocollo che disciplina i cortei: «No al protocollo, Onda fuori controllo» e «Alemanno blocchiamo Roma come ci pare».
Sfilano gli antagonisti «Guardaci, Alemanno: così blocchiamo Roma»
Petardi e sassi in via Cavour fumogeni contro il Vittoriano
Gli antagonisti sfilano con i Cobas e i precari contro il G14 «Alemanno, guardaci: blocchiamo la città quando ci pare». Il protocollo che regola i cortei tra i bersagli principali del movimento. Scarpe contro il ministero della Funzione pubblica. Migliaia di manifestanti hanno marciato gridando: «No al protocollo, Onda fuori controllo» Due facce Corteo pacifico ma con vari momenti di tensione
di Fabrizio Caccia
Roma - Lanci di petardi, di uova e vernice contro le banche in via Cavour e vicino al Viminale. E di scarpe contro il ministero della Funzione pubblica a Corso Vittorio Emanuele. Un pomeriggio di tensione per il corteo anti-G8 di sindacati, Cobas, studenti e gruppi antagonisti al grido «Guardaci, Alemanno: così blocchiamo Roma». Fumogeni contro l'Altare della Patria.
Hanno due conti aperti gli studenti dell'Onda e ieri hanno provato a regolarli. Uno col ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che dieci giorni fa, dopo gli scontri con la polizia in piazzale Aldo Moro, li aveva ribattezzati «guerriglieri ». Così, quando il corteo è arrivato su Corso Vittorio, contro il palazzo del ministero l'Onda ha lanciato scarpe, l'ultima plateale forma di protesta internazionale lanciata dall'ormai mitico giornalista iracheno Muntazer al Zaidi, che lanciò le sue contro George W. Bush.
L'altro conto aperto degli studenti, invece, rimane quello col prefetto Giuseppe Pecoraro e il sindaco Gianni Alemanno, che hanno da poco varato un protocollo per disciplinare i cortei cittadini. Così, il 18 marzo scorso, in piazzale Aldo Moro, in virtù di quel protocollo le forze dell'ordine caricarono gli studenti che volevano partire in corteo dalla Sapienza, seguendo un percorso però non contemplato dal nuovo regolamento. Ieri, allora, dietro allo striscione «Guerriglieri anomali» gli studenti romani l'hanno gridato forte: «No al protocollo, Onda fuori controllo», «Sindaco Alemanno, blocchiamo la città» e «Roma libera». Stavolta, però, non hanno trovato l'opposizione della polizia. Sono partiti dalla Sapienza e sono arrivati in fondo, a piazza Navona, senza beccare una manganellata (nel corteo tanti agenti in borghese della Digos ma nessun celerino nei paraggi).
Da oggi a Roma, alla Farnesina, si riunisce il G14, summit dei ministri del Welfare e del Lavoro dei Paesi economicamente più sviluppati (in sostanza un G8 allargato). Sul tavolo della tre-giorni ci sarà la grave situazione internazionale: ecco perchè ieri i sindacati autonomi Cub Cobas e Sdl insieme al movimento degli studenti dell'Onda, dei precari, dei centri sociali e dei senza-casa hanno organizzato questo corteo. Non vogliono essere loro a pagare le conseguenze della crisi.
Solo che a un tratto, per l'iniziativa di un gruppo di anarchici piuttosto voglioso di menar le mani, la protesta è degenerata. Vernice rossa, sassi, uova e petardoni sono stati lanciati contro la filiale Unipol di via Cavour al grido di «Ridateci i soldi ». Tutte le banche sono finite sotto attacco: anche le vetrine della Cassa di Risparmio di Rimini, all'angolo con via dei Serpenti, e quelle di Intesa San Paolo su Corso Vittorio sono state prese di mira dai lanci.
Così, però, finisce il diritto di manifestare e comincia il vandalismo puro, il teppismo generalizzato. Banche e agenzie immobiliari unite dalla stessa sorte: anche la Fata di via De Pretis e la Pirelli Re di via Cavour trasformati in bersagli, solo lo slogan era diverso («Casa per tutti»). D'accordo la crisi mondiale, che strangola lavoratori e famiglie (altro slogan: «Spegni i mutui, accendi le banche ») ma un conto è la rabbia e un altro la violenza (fumogeni tirati anche contro il monumento al Milite ignoto).
Sulla questione del protocollo, infine, c'è da dire che il movimento della Sapienza è spaccatissimo. Basta dire che un gruppo, ieri, capeggiato da Giorgio Sestili del collettivo di Fisica (lo scorso ottobre durante le proteste anti-Gelmini finì tante volte ospite in televisione) è partito da piazza della Repubblica insieme a sindacati (Cub, Cobas e Sdl) e partiti (Rifondazione, Pcl, Sinistra critica). L'altro, quello più nutrito, guidato da Francesco Raparelli di Lettere, Francesco Brancaccio e Stefano Zarlenga di Scienze Politiche, s'è mosso invece da piazzale Aldo Moro, la culla dell'Onda. «Il prefetto revochi subito il protocollo - ha detto Brancaccio - Poi si potrà discutere ».
Nuova sfida Oggi e domani massima attenzione attorno alla Farnesina, sede del summit internazionale
E i collettivi romani stoppano le teste calde
Spintoni tra manifestanti: un gruppo del nord s'era mosso con caschi e volto coperto
Roma - Manifestanti romani contro rappresentanti di delegazioni provenienti da altre regioni. Un parapiglia improvviso scoppiato mentre il corteo dei Cobas contro il G8 sul lavoro alla Farnesina transitava su via Cavour. Spintoni e scambi di insulti. Sul fatto indaga ora la polizia.
Secondo una prima ricostruzione, ieri pomeriggio un gruppo di ultrà di fuori Roma (pare del nord) si sarebbe mosso, con caschi e volti coperti, per provocare le forze dell'ordine con lanci di oggetti ma è stato bloccato proprio dall'intervento di altri manifestanti, questa volta romani, vicini all'Onda, che hanno impedito loro di scatenare incidenti.
Un'impennata di tensione, mentre la «testa» del corteo, composta da sindacati e precari, aveva già raggiunto i Fori Imperiali e si avvicinava all'Altare della Patria. Il faccia a faccia è durato una manciata di secondi. Alla fine i facinorosi sono stati allontanati dal resto dei manifestanti. Nonostante questo alcuni giovani incappucciati, hanno continuato a sfilare per il centro sotto il controllo di polizia e carabinieri, rimasti in disparte proprio per evitare il rischio di contatti. Dall'alto un elicottero della polizia ha sorvegliato la situazione fino all'arrivo dei manifestanti a piazza Navona. Ora però l'attenzione delle forze dell'ordine è per oggi e per le giornate di domani e dopodomani: stasera è infatti in programma una cena al Campidoglio alla quale prenderanno parte i partecipanti al G8 «allargato», che comprende anche i rappresentanti di altri sei paesi. Nei prossimi due giorni, invece, sarà la zona della Farnesina, sede del summit internazionale, a essere presidiata.
Controlli anche negli hotel che ospitano le delegazioni delle nazioni impegnate nel G8, nelle sedi diplomatiche e in altri obiettivi considerati a rischio. Il piano di sicurezza è già scattato ieri sera, alla vigilia dell'arrivo dei primi rappresentanti stranieri previsto per oggi. Intorno al ministero degli Esteri sarà allestito un cordone di sicurezza. Scortati anche i cortei di auto delle delegazioni del G8 dagli alberghi alla Farnesina, e nei loro spostamenti in città.(R.Fr.)
29 marzo 2009 - Il Riformista
Sindacati e studenti in piazza contro il Governo
I Cobas scendono in piazza insieme agli studenti per manifestare contro il welfare del Governo. Il corteo non autorizzato degli studenti è partito da piazza Aldo Moro all'università la Sapienza di Roma al grido di «Riprendiamoci le strade di Roma». Formato da oltre 2000 persone, il corteo capeggiato da uno striscione che recitava: "Guerriglieri anomali contro il G14 per un nuovo welfare", ha voluto mandare un messaggio al sindaco di Roma Gianni Alemanno, al prefetto Pecoraro ma anche ai ministri della Funzione pubblica, Renato Brunetta e dell'Economia, Giulio Tremonti. «Non ci limiterete la libertà di movimento. Ci riprendiamo le strade di Roma. Manifestiamo - dicono gli organizzatori - per una città libera, aperta alle pratiche di democrazia diretta». E al governo lanciano critiche contro le modalità di gestione della crisi economica: «Questa crisi non la paghiamo, il governo è incapace di gestirla». Ai ragazzi si sono uniti i Blocchi precari metropolitani, dietro allo slogan "Hate G8 out of control" e ai militanti di Action che chiedono "casa reddito dignità". Il corteo ha poi raggiunto la manifestazione dei Cobas, Sdl ed Rdb Cub a piazza della Repubblica.
PRECARI IN TESTA AL CORTEO per dire…NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
SABATO 28 MARZO 2009 ore 15.00 - ROMA – MANIFESTAZIONE NAZIONALE del Sindacalismo di Base -- Concentramento per lo spezzone dei PRECARI sotto PALAZZO MASSIMO (museo nazionale romano, tra Termini e Piazza della Repubblica)–
Lo scenario di crisi e risposte alla crisi coinvolgono direttamente anche i precari del pubblico impiego e del privato, gli esternalizzati ai quali Lorsignori vogliono far pagare in termini di posti di lavoro e futuro i costi delle scellerate politiche economiche dei Governi, delle banche e delle imprese.
Le RdB/CUB hanno messo in questi anni mobilitazioni per vedere abrogate le leggi 30 e treu capaci di ottenere norme che hanno sancito il principio della trasformazione dei contratti precari a tempo indeterminato. CGIL, Cisl, Uil e Ugl hanno invece prima sottoscritto tutti gli accordi per introdurre il precariato nei posti di lavoro e poi lavorato nella direzione di cavalcare i risultati delle lotte dei precari e scegliendo di volta in volta di essere sindacato di lotta o di governo a seconda di chi governa.
Con l´avvento del nuovo governo Berlusconi le tendenze già presenti nella politica economica del governo Prodi si sono esplicitate: leggi come la 247/07 e la 133/08 hanno sancito da un lato la conferma della precarietà come forma eletta e permanente della nuova occupazione e dall´altro l´introduzione di una aberrante forma di turn-over del precariato. Inoltre si è deciso di revocare tutte le norme di stabilizzazione nel pubblico e di condonare i contenziosi in atto nel privato, provando a ricacciare il precariato nella insicurezza, nella ricattabilità e nell’assenza di prospettive e certezze per il futuro. Infine i tagli vigorosi operati anche nella Finanziaria 2009 agli stanziamenti per la gestione dei servizi pubblici e le riforme Gelmini di scuola, università e ricerca hanno ulteriormente colpito proprio i settori che potrebbero essere il futuro nella direzione di una uscita reale dalla crisi.
Si sono messe le basi per il licenziamento collettivo più consistente degli ultimi decenni.
Secondo una recente inchiesta di Repubblica è di 836.518 il numero dei precari a rischio, mentre già a dicembre scorso 300.000 contratti a t.d. non sono stati rinnovati, tra pubblico e privato impiego.
Che fine faranno i quasi centomila precari che non potranno essere né stabilizzati
e, in quanto precari da più di tre anni, nemmeno prorogati?
Che fine faranno i dipendenti delle ditte appaltatrici operanti nei settori pubblici tagliati di oltre il 50% delle risorse?
Che fine faranno tutti i precari del privato delle aziende in crisi?
LORSIGNORI rispondono:
LICENZIATI a fine contratto e a fine appalto!! AMMORTIZZATI con trenta denari!!
Lor signori vogliono chiaramente far pagare ai precari, ancora una volta, le conseguenze della scelta dei Governi filo padronali di drenare risorse pubbliche per sostenere i costi delle scellerate e accaparratrici politiche economiche di banche e imprese che non hanno mai socializzato gli utili ma che vogliono invece scaricare le perdite proprio sulla parte più debole della società e del mondo del lavoro: i precari!
In questo senso, i precari non possono accettare e condividere la campagna mistificatoria ce si sta mettendo in campo, sia da parte del Governo che dell´Opposizione con il codazzo di cgil, cisl, uil e ugl, per cui in cambio della perdita del lavoro basta erogare un temporaneo ammortizzatore sociale in deroga, come se bastasse una co.co.co. card a risarcire la perdita di futuro di quasi un milione di lavoratori precari nei prossimi due anni!
TUTTI I PRECARI IN PIAZZA
NO ai licenziamenti a fine contratto
SI alle stabilizzazioni a tempo indeterminato
Scarica e diffondi il materiale in allegato
Proteste in tutt’Europa. A Roma Onda e Cobas contro il G14
«No al capitalismo selvaggio» Il movimento torna in piazza